giovedì 13 gennaio 2011

MI SONO LAUREATO

Il 16/12/2010 mi sono laureato.

Ho preso 108/110.

Ora sono dottore a tutti gli effetti.

Per ora non so cosa potrò farci del pezzo di carta.

Per la tesi mi è servito un attestato di programmatore Cobol preso circa trent'anni fa.

Primo o poi tutto serve.

In teoria la laurea magistrale in scienze delle professioni tecniche diagnostiche apre le porte per la dirigenza SITRA, per l'insegnamento all'università alla triennale e per il dottorato di ricerca.

lunedì 18 ottobre 2010

FINITO GLI ESAMI DELLA LAUREA SPECIALISTICA IN SCIENZE DELLE PROFESSIONI TECNICHE DIAGNOSTICHE

Il 30/9/2010 ho finito gli esami della laurea specialistica in scienze delle professioni tecniche diagnostiche.

L'esame più impegnativo è stato quello di Progettazione e gestione dei processi formativi. che consisteva di una prova scritta e una orale.

Gli altri esami anch'essi impegnativi, ma divisi in più moduli sono stati: metodologia della ricerca (statistica medica, statistica sociale, statistica per la ricerca sperimentale, patologia generale e oncologia medica), managment professionale (psicologia del lavoro e delle organizzazioni, sociologia dei processi economici e del lavoro e medicina del lavoro), organizzazione aziendale, informatica, corso professionalizzante II (otorinolaringoiatria, scienze tecniche di medicina e di laboratorio e scienze infermieristiche e tecniche neuropsichiatriche e riabilitative), tirocinio.

Il tirocinio mi ha impegnato con una tesina dal titolo: fabbisogno e gestione di una squadra di supporto per il trasporto dei pazienti interni da e per il servizio di radiologia dell'Ospedale di Gallarate.

La tesi, che mi sta completamente esaurendo, nonostante sia sullo stesso argomento, consiste nella compilazione di un algoritmo per la costruzione di un sistema computerizzato di trasporto dei pazienti da e per i servizi diagnostici.

venerdì 25 settembre 2009

FINITO IL PRIMO ANNO DI MAGISTRALE

L'altro ieri ho finito il primo anno della laurea magistrale in scienze delle professioni sanitarie tecniche diaagnostiche.

Il primo anno è stato duro.

Gli esami che danno diritto ai CFU sono solo otto, ma essendo divisi in moduli, si devoono sostenere 20 prove d'esame.

Alcune sono state veramente difficili: statitistica medica, epidemiologia, lingua inglese e i due moduli di economia.

Sono riuscito a superare tutti gli esami al primo appello a cui mi sono presentato, mentre la mia media ponderata è di 27,52.

Qualche collega donna ha una media migliore della mia, ma mi sono prefisso di superare gli esami al primo appello senza badare al voto e per quest'anno ci sono riuscito; sono stato uno tra i pochi ad aver superato tutti gli esami al primo appello tra i 120 studenti dei corsi di laurea (tecniche diagnostiche, infermieristiche, ecc).

Dal 6 ottobre si dovrebbe già ripartire per il secondo anno. Non c'è tregua!

lunedì 13 aprile 2009

RESOCANTO SULLA LAUREA MAGISTRALE IN SCIENZE DELLE TECNICHE DIAGNOSTICHE

Ho terminato il master per amministratore di sistema in diagnostica per immagini.

Durante il master un mio collega mi ha convinto a partecipare alla selezione per la Laurea magistrale in scienze delle professioni diagnostiche.

Ho superato la prova rientrando tra i primi 20 (9° su 104).

Nel primo semestre ho superato i seguenti esami: Storia della medicina 30/30 (l'esame consisteva in 33 domande sulla storia della medicina), Inglese 24/30 (l'esame in una parte grammaticale (fill in), in una parte sui termini riguardanti la sanità e in una parte in cui bisognava scrivere tre pensieri brevi su argomenti vari), statistica ed epidemiologia che si compone di tre moduli che sono statistica medica 24/30 (l'esame consisteva in 7 domanda a risposta multipla con 5 possibili soluzioni e tre esercizi), informatica 21/30(l'esame veniva effettuato su pc e consisteva in sette esercizi da risolvere) e epidemiologia che sto frequentando nel secondo semestre, psicologia applicata alle relazioni sociali, comunicazione e dinamica di gruppo 29/30 che si componeva di 4 moduli (discipline demoetnoantropologiche 27/30, psicologia del lavoro e delle organizzazioni 28/30, psicologia generale 30/30 e sociologia generale 30/30).

Tra frequentare, lavorare, studiare e ora comincerà anche il tirocinio la scuola è veramente dura. Speriamo che lo sforzo serva a qualcosa.

lunedì 10 novembre 2008

RISULTATI E CONCLUSIONI - ABSTRACT

Il capitolato oggetto di discussione appare ben impostato e ricco di specifiche tecniche. Gli unici rilievi che si possono fare, sono: 1) l’archiviazione con conservazione degli esami in linea deve essere basata su tecnologia RAID per tutta la durata del servizio, ma non è menzionata la versione da preferire (RAID5, che garantisce la protezione totale in caso di guasto di un drive e un basso costo o RAID1+0, che garantisce alta tollerabilità ai guasti, prestazioni ottime, ma ha ancora un costo elevato); 2) il contratto ha durata di 9 anni e anche l’archiviazione e la conservazione in linea avranno tale durata e visto che la conservazione legale delle immagini è di 10 anni, bisognerà copiare le immagini dell’ultimo anno su nastri magneto-ottici; 3) il sistema proposto deve essere basato su architettura web caratterizzata da componenti standard di mercato quali: sistema operativo Microsoft Windows 2000/2003, client di tipo PC con sistema operativo Windows 2000/XP, interfaccia utente in ambiente Windows Internet Explorer e non si fa riferimento ad altri sistemi operativi, tipo Unix Solaris Operating System della Sun Microsystems, che necessita di meno riavvii e, quindi, garantisce che il PC rimanga acceso per un tempo notevolmente maggiore. Bisogna affermare, però, che a Vimercate non si accenna alla tecnologia RAID, la durata del contratto e la conservazione in linea è inferiore (5 anni, migliorabili), mentre si fa riferimento al sistema operativo Unix; si accenna anche a due sistemi di gestione delle basi di dati (Oracle e Cachè). A Trento, invece, e proposto il sistema RAID 1 per il s.o e RAID 5 per le immagini, la conservazione in linea è di 7 anni con possibili aggiornamenti, ma non si fa riferimento al S.O. Unix.
Nel capitolato di Gallarate si fa esplicito riferimento all’amministratore di sistema che sarà nominato dall’Azienda Ospedaliera con specifiche mansioni di coordinamento delle risorse all’interno dei vari reparti di radiologia, che dovrà avere spiccate competenze informatiche e avrà le seguenti mansioni: garante della realizzazione di progetto nel rispetto delle condizioni contrattuali e addetto alla verifica della qualità del servizio erogato per l’applicazione di eventuali penali in caso di non conformità; referente dell’Azienda Ospedaliera nei confronti dell’aggiudicatario per il rispetto del cronoprogramma presentato; interfaccia per incontri periodici con il project manager della ditta aggiudicataria; responsabile di accettazione delle consegne delle attrezzature, della loro installazione a regola d’arte (certificati da controllare in conformità alla richiesta) e messa in funzione fino a collaudo definitivo; responsabile della conservazione legale sostitutiva a norma CNIPA; coordinatore delle risorse all’interno dell’Azienda Ospedaliera per l’attività di formazione del personale. L’amministratore di sistema sarà coinvolto nelle attività di collaudo e potrà avvalersi in questo compito di tutte le professionalità che riterrà necessarie.
Per quanto riguarda il confronto tra Regioni, in Lombardia esiste la carta SISS che in alcune Aziende, sta creando non pochi problemi. La Carta per gli operatori, o Carta SISS, è destinata esclusivamente agli operatori del Sistema Socio-Sanitario. Essa ne permette l’accesso e l’autenticazione al sistema e consente ai diversi operatori, ciascuno per quanto autorizzato, di effettuare prescrizioni farmaceutiche e ambulatoriali, di avanzare richieste di ricovero oppure di registrare referti e consultare la storia clinica del cittadino. La Carta, inoltre, è strumento sicuro con cui apporre, ove richiesto e se abilitati, la firma elettronica dei documenti.
Nel capitolato trentino è stata valutata la “strategia di archiviazione”. La definizione delle strategie di archiviazione dipende dalla risoluzione di una serie di fattori: 1) dimensionamento dell’archivio, dipendente anche dai volumi di attività attuali o futuri (acquisizione di nuove apparecchiature medicali), alla rapida evoluzione tecnologica dei supporti d’archiviazione, alla progressiva discesa dei loro costi ed al numero di anni che si vogliono mantenere in linea; 2) tipologia delle immagini da archiviare: in funzione della provenienza del paziente, della tipologia delle immagini diagnostiche; 3) compressione delle immagini diagnostiche: la compressione permette la riduzione dello spazio di archiviazione e la riduzione dei tempi di trasmissione delle immagini; 4) tipologia degli archivi richiesti: in funzione dei tempi di accesso alle immagini, dello spazio di storage da mantenere in linea, delle caratteristiche di disaster recovery, delle normative legali, etc.
Quale importante elemento per l’analisi delle offerte, soprattutto per la capacità degli archivi digitali da predisporre, abbiamo ottenuto questa stima:
Gbyte/anno Radiologia Ecografia TC RM Senologia Angiografia TOT.
Convenzionale (GB)
U.O.1 1.200 50 200 170 5 1.625
U.O. 2 700 700
Senologia Clinica 15 500 515
Screening Mamm.
1° Livello 450 450
Screening Mamm.
2° Livello 40 40
U.O. 3 300 6 306
U.O. 4 200 7 207
U.O. 5 290 15 110 415
Screening
U.O. 5 90 90
U.O. 6 430 11 5 90 536
Screening
U.O. 6 100 100
U.O. 7 470 18 2 95 585
Screening
U.O. 7 90 90
U.O. 8 950 33 90 100 150 1.323
Screening
U.O. 8 150 150
U.O. 9 410 20 70 500
Screening
U.O. 9 110 110
U.O 10 370 11 70 451
Screening
U.O. 10 95 95
TOTALE (Gbyte) 5.320 186 297 270 2.210 5 8.288

Vista l’importanza della valutazione dei carichi di lavoro e della Network Attached Storage centralizzata, possiamo concludere che solo un professionista con l’adeguata preparazione è in grado di portare l’apporto tecnico indispensabile.

MATERIALI E METODI - ABSTRACT

Abbiamo analizzato i capitolati dell’Azienda Ospedaliera Sant’Antonio Abate di Gallarate, dell’Azienda Ospedaliera “Ospedale Civile” di Vimercate e dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento. Abbiamo valutato: la premessa e/o contesto, dai quali si desume che tutte e tre le Aziende erano già informatizzate e avevano il problema dell’integrazione tra sistemi, i componenti oggetto della fornitura (RIS, PACS, materiali di consumo, ecc), le caratteristiche generali della fornitura, la descrizione e i requisiti dei servizi per l’avviamento del sistema offerto, la descrizione e i requisiti dei servizi post-collaudo, la messa a regime dei servizi. Il capitolato dell’Azienda Ospedaliera di Gallarate (VA) comprendeva anche le modifiche, apportate a seguito di tre richieste di chiarimenti da parte di alcune ditte.
Per l’analisi del carico di lavoro, da valutarsi nelle diverse offerte, la stima ha richiesto le seguenti considerazioni: 1) valutazione delle dimensioni di ciascun tipo di immagine prodotto presso le Unità Operative; 2) attribuzione, con la collaborazione dei responsabili delle varie specialità, del tipo e del numero di immagini a ciascuna voce del nomenclatore esami dipartimentale; 3) valutazione, sulla base delle statistiche prodotte, delle indagini svolte per ogni specialità presso tutte le Unità Operative; 4) stima del “carico di lavoro digitale” per ogni centro ed ogni specialità.

INTRODUZIONE - ABSTRACT

Stiamo partecipando ed abbiamo quasi concluso il master ASIDI per Amministratori di sistema in diagnostica per immagini. Abbiamo ritenuto interessante valutare quale ruolo può avere la figura formata da questo corso negli aspetti preliminari all’installazione di un sistema RIS/PACS presso un’Azienda Sanitaria analizzandone il capitolato di acquisto, limitatamente alla parte tecnica, e confrontandolo con quello di altre Aziende

TITOLO E AUTORI - ABSTRACT

CONFRONTO TRA CAPITOLATI RIS/PACS, PARTE TECNICA
Salvatore Petrenga, Ospedale S. Antonio Abate Gallarate (VA)
Michele Caliari, Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari - TRENTO

martedì 4 marzo 2008

ARGOMENTI DELLE FAD DEL MASTER ASIDI

Ecco gli argomenti delle esercitazioni (riguardanti le prime tre materie) del master Asidi per Amministratore di sistemi in diagnostica per immagini:

- Data Base e sistemi informatici: esercitazione 1: esercizi su creazione di tabelle e su interrogazioni nel linguaggio sql; esercitazione 2: interrogazioni complesse in sql; esercitazione 3: esercizi di interrogazione sql e di progettazione logica;

- informatica: esercitazione 1: trasformazioni da binario a decimale e viceversa, somma sottrazione e moltiplicazione con numeri binari ed esercizi sui flow chart; esercitazione 2: semplici esercizi di programmazione perl; esercitazione 3: esercizi più complessi di programmazione perl;

- Reti e sicurezza informatica: esercitazione 1: esercizi di utilizzo traceroute, telnet, pop3 e ftp; esercitazione 2: esercizi sulle reti ip e su distance vector; esercitazione 3: esercizi sull'utilizzo di md5sum e sull'autenticazione dei testi.

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domenica 3 febbraio 2008

MASTER ASIDI: E' IMPEGNATIVO

Il master è molto impegnativo.

Il giovedì ci sono le esercitazioni che impegnano generalmente più delle quattro ore previste.

Il venerdì si seguono le lezioni tutto il giorno (dalle 9 alle 18 con un'ora di pausa) e il sabato si è in aula il mattino (dalle 9 alle 13).

Bisognerà anche studiare, perchè a marzo ci sono gli esami delle prime 3 materie: fondamenti di informatica, data base e sistemi informativi e reti e sicurezza informatica.

La frequenza è obbligatoria per il 75% delle lezioni, ma per ora conviene seguire tutto altirmenti si perde il filo.

Devo anche attrezzarmi per trovare un'azienda dove fare lo stage.

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giovedì 24 gennaio 2008

COME VA IL MASTER ASIDI (AMMINISTRATORE DI SISTEMA IN DIAGNOSTICA PER IMMAGINI)

Ho iniziato il master Asidi a dicembre.

Le materie che sto studiando, in questo momento, sono: Fondamenti di informatica, Data base e sistemi informativi e Reti e sicurezza informatica.

Ho già cominciato le prime esercitazioni e in settimana avrò i primi responsi.

Per consigli finanziari leggi finanza.

venerdì 7 dicembre 2007

NOVITA'

Mi sono iscritto al master Asidi per amministratore di sistema in diagnostica per immagini e ho già frequentato la prima lezione.

Il 17/12 si inaugura la nuova radiologia dell'ospedale di Gallarate.

Per consigli finanziari leggi finanza.

venerdì 28 settembre 2007

TORACE A LETTO

Andando a fare un torace a letto in un reparto, una signora anziana, molto simpatica, mi ha fatto molto ridere.

Alla domanda: "Come si chiama, signora?"

L'arzilla paziente mi ha risposto "Monte Rosa e pensi che mio fratello si chiama Monte Carlo".

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giovedì 20 settembre 2007

BLOG IN SOSPESO

Questo blog per mancanza di tempo è in sospeso.

Continua a seguire i consigli finanziari su finanza.

martedì 19 giugno 2007

REPERIBILITA' FESTIVA: LA SOLUZIONE TROVATA A GALLARATE

In seguito alle sentenze di Bari e Potenza che stabiliscono il riposo compensativo senza debito orario, dopo una reperibilità festiva, l'Ospedale di Gallarate ha deciso di adeguarsi alla sentenza solo a metà.

Si dovrà, infatti, fare il riposo dopo una reperibilità festiva, ma si dovranno recuperare le ore.

In radiologia le ore verranno recuperate al sabato.

Chiedo di scrivere tra i commenti cosa hanno deciso le vostre Aziende/Ospedali su questo argomento.

venerdì 11 maggio 2007

RIPOSI AI DIPENDENTI - SUPERMULTA A BUSTO ARSIZIO

Una supermulta da 15 milioni di euro è stata notificata all'azienda ospedaliera di Busto Arsizio.

L'ispettorato del Lavoro ha emesso tale multa a seguito di una denuncia di un dipendente e alla successiva verifica da parte dell'ente di competenza.

L'azienda avrebbe disatteso l'articolo 7 del ddl 66/2003, che prevede una pausa di 11 ore consecutive ogni 24 ore.

giovedì 26 aprile 2007

UN VANTAGGIO DELLA RADIOLOGIA DIGITALE

Un vantaggio, che pochi considerano, della radiologia digitale è che si può risalire al lato in esame anche senza utilizzo delle lettere (S/D o R/L).

Questo è possibile, perchè nella radiografia digitale viene impressionato il modo in cui viene eseguito il radiogramma (AP o PA).

Per risalire al lato, procedere in questa maniera:

- timbrare correttamente la radiografia in AP o PA;

- svilupparla;

- ruotare la radigrafia in modo che le scritte si leggano NON invertite;

- la destra sara a sinistra e viceversa.

giovedì 19 aprile 2007

REPERIBILITA' IN GIORNI FESTIVI: SPETTA IL RIPOSO

Il tribunale di Bari ha emesso emesso una sentenza nella controversia tra alcuni lavoratori e la asl BA/4.

Nella sentenza il giudice:

- accoglie il ricorso dei lavoratori e dichiara il diritto dei ricorrenti a fruire di riposi compensativi per i turni di pronta disponibilità prestati in giornata festiva, computando quest'ultima in debito orario settimanale;

_ ordina alla asl BA/4 a concedere ai ricorrenti per i turni di pronta disponibilità svolti in giornata festiva equivalenti giornate di riposo compensativo;

- dichiara il diritto dei ricorrenti al risarcimento del danno subito per la mancaata fruizione dei riposi compensativi a seguito di gionate festive di pronta disponibiità;

- condanna la asl BA/4 a corrispondere a ciascuno dei ricorrenti, a titolo di risarcimento del danno così determinato, una somma corrispondente alla metà della retribuzione ordinaria per ciascuno dei giorni di cui al ricorso dal 1/07/1998 sino alla data della decisione oltre alla rivalutazione monetaria dalle singole scadenze e fino al soddisfo ed interessi legali sulle somme via via rivalutate.



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giovedì 8 marzo 2007

INCOMPRENSIONE

Oggi ho chiesto ad un paziente:

"Da dove viene? dall'urologia?"

Mi ha risposto:

"No, da Mornago in provincia di VARESE"

lunedì 22 gennaio 2007

APPLICABILITA' DEL METODO


Noi pertanto riteniamo che questo metodo di calcolo sia applicabile alla routine clinica e sia in grado di fornire una stima accurata della DGM assorbita da ciascuna paziente. In questo modo il dato dosimetrico può essere riportato direttamente sul referto, nel caso in cui si intenda fornire questo tipo di informazione alla paziente. Inoltre, la creazione di un database può essere utilizzato per approfondimenti scientifici di tipo dosimetrico e per verificare direttamente sulle pazienti il rispetto dei valori di riferimento proposti dai vari protocolli. Infine, si può anche pensare di limitarsi alla registrazione per ciascuna paziente dei parametri anatomici e di esposizione e di effettuare il calcolo della DGM utilizzando il PC solo in caso di necessità o di esplicita richiesta.

METODO SEMPLICE E VELOCE


Infine spendiamo due parole sul tempo necessario per utilizzare il metodo di calcolo proposto.
Le misure che devono essere effettuate dal Servizio di Fisica Sanitaria possono essere concentrate in circa 1 ora da ripetere all’interno dei Controlli di Qualità almeno 4 volte durante l’anno per verificare che le prestazioni del mammografo, e quindi i parametri di esposizione, rimangano costanti nel tempo.
Per quanto riguarda il TSRM, la registrazione dei parametri anatomici avviene contestualmente all’esecuzione dell’esame e vengono in aggiunta richiesti pochi minuti per registrare e memorizzare i dati sul PC.

ANDAMENTO DGM*/DGM IN RAPPORTO ALLO SPESSORE DELLA MAMMELLA


Il Rapporto ISTISAN 95/12, invece, contiene un protocollo per il calcolo della DGM che utilizza una serie di fattori g ancora più semplificata (che indichiamo qui con l’asterisco) definita per un valore di tensione fissata (28 kV) e per una mammella standard di 5 cm di spessore contenente 50% di tessuto ghiandolare. Questo metodo, che considera solo la dipendenza dalla qualità del fascio X (SEV) e trascura la dipendenza dagli altri parametri, è senz’altro il più semplice da utilizzare (esso infatti risponde ad esigenze di controlli di qualità e non di calcolo della dose ai singoli pazienti). Tuttavia risulta assai approssimativo. Se infatti facciamo il rapporto tra il valore della DGM calcolata utilizzando questi fattori g semplificati (indicata con l’asterisco) e quello calcolato con l’algoritmo in esame e riportiamo tali rapporti in funzione dello spessore della mammella, notiamo che si ha concordanza solo in un piccolo intervallo di spessori, mentre all’aumentare dello spessore troviamo anche un fattore 2 (cioè la DGM* e il doppio della DGM calcolata con l’algoritmo). [La prima serie a sinistra è quella delle mammelle 100% ghiandolari, quella al centro 50%, quella a destra 100% adiposa]

RAPPORTO ISTISAN 95/12


Il Rapporto ISTISAN 95/12, invece, contiene un protocollo per il calcolo della DGM che utilizza una serie di fattori g ancora più semplificata (che indichiamo qui con l’asterisco) definita per un valore di tensione fissata (28 kV) e per una mammella standard di 5 cm di spessore contenente 50% di tessuto ghiandolare. Questo metodo, che considera solo la dipendenza dalla qualità del fascio X (SEV) e trascura la dipendenza dagli altri parametri, è senz’altro il più semplice da utilizzare (esso infatti risponde ad esigenze di controlli di qualità e non di calcolo della dose ai singoli pazienti). Tuttavia risulta assai approssimativo. Se infatti facciamo il rapporto tra il valore della DGM calcolata utilizzando questi fattori g semplificati (indicata con l’asterisco) e quello calcolato con l’algoritmo in esame e riportiamo tali rapporti in funzione dello spessore della mammella, notiamo che si ha concordanza solo in un piccolo intervallo di spessori, mentre all’aumentare dello spessore troviamo anche un fattore 2 (cioè la DGM* e il doppio della DGM calcolata con l’algoritmo). [La prima serie a sinistra è quella delle mammelle 100% ghiandolari, quella al centro 50%, quella a destra 100% adiposa]

CONFRONTO CON PROTOCOLLO COMMISSIONE EUROPEA


Per verificare l’accuratezza del metodo proposto, abbiamo confrontato i valori di dose così calcolati con quelli ottenuti utilizzando altri metodi simili.
Consideriamo il Protocollo di dosimetria proposto dalla Commissione Europea.Troviamo qui una serie semplificata di fattori g (indicati qui con l’apice) che vengono definiti in funzione solo del SEV e dello spessore. Non viene quindi considerata la dipendenza dalla tensione applicata, dal tipo di mammella e dalla combinazione anodo-filtro. In questo caso abbiamo osservato che le differenze tra i valori di DGM calcolati come suggerisce questo protocollo e quelli ottenuti con l’algoritmo sono circa del 20% e che trascurare la dipendenza dai suddetti parametri porta l’errore complessivo sulla DGM a circa il 30%.

PROTOCOLLO COMMISSIONE EUROPEA


Per verificare l’accuratezza del metodo proposto, abbiamo confrontato i valori di dose così calcolati con quelli ottenuti utilizzando altri metodi simili.
Consideriamo il Protocollo di dosimetria proposto dalla Commissione Europea.Troviamo qui una serie semplificata di fattori g (indicati qui con l’apice) che vengono definiti in funzione solo del SEV e dello spessore. Non viene quindi considerata la dipendenza dalla tensione applicata, dal tipo di mammella e dalla combinazione anodo-filtro. In questo caso abbiamo osservato che le differenze tra i valori di DGM calcolati come suggerisce questo protocollo e quelli ottenuti con l’algoritmo sono circa del 20% e che trascurare la dipendenza dai suddetti parametri porta l’errore complessivo sulla DGM a circa il 30%.

ERRORE COMMESSO


Tuttavia, l’errore commesso nel calcolo della dose, se non si è più che accurati nella misura e nella registrazione dei parametri, può essere anche del 20%.
Infatti, incertezze di 1 kV per quanto riguarda la tensione applicata o di 0.01 mm Al per il SEV introducono un errore di circa il 3%, comunque trascurabile.
Un errore di 1 cm nella misura dello spessore della mammella, che può essere molto frequente in assenza del sistema di compressione automatico, può comportare una variazione anche del 20% nel calcolo della DGM. Questo errore può essere ridotto con la calibrazione dell’indicatore meccanico o elettronico dello spessore della mammella compressa e con la misura dell’allineamento e della deformazione del piatto del compressore durante la compressione.
Un’altra possibile fonte di errore è la determinazione della percentuale di tessuto ghiandolare. Tuttavia, benché spesso possa risultare difficile e approssimativo effettuare la scelta, le tre categorie proposte dall’algoritmo (0%, 50% e 100% di tessuto ghiandolare) consentono di discriminare sufficientemente tra le pazienti.Pertanto, si può affermare in via cautelativa che l’errore complessivo sulla DGM sia al più del 20%

IL METODO ADOTTATO E' ACCURATO?


Possiamo affermare che il metodo adottato è accurato, perché tiene in considerazione la dipendenza della DGM da tutti i parametri che caratterizzano l’esposizione mammografica.

DISTRIBUZIONE DEI VALORI DGM/PROIEZIONE


Qui sono invece riportati i valori della DGM per singola proiezione (sono 860). Si va da un minimo di 0.2 mGy a un massimo di 4.1 mGy. La media è di 1.1 ± 0.5 mGy. Da notare che la dose misurata durante i controlli di qualità con il fantoccio standard da 4.5 cm di plexiglas è praticamente uguale alla media della dose ai pazienti: ciò indica che la simulazione con il fantoccio nei controlli di qualità ben rappresenta da un punto di vista dosimetrico la routine clinica. Inoltre, si osserva che viene ampiamente rispettato il limite di 3 mGy per la DGM imposto da alcuni protocolli nazionali e internazionali.

DGM/PROIEZIONE


Qui sono invece riportati i valori della DGM per singola proiezione (sono 860). Si va da un minimo di 0.2 mGy a un massimo di 4.1 mGy. La media è di 1.1 ± 0.5 mGy. Da notare che la dose misurata durante i controlli di qualità con il fantoccio standard da 4.5 cm di plexiglas è praticamente uguale alla media della dose ai pazienti: ciò indica che la simulazione con il fantoccio nei controlli di qualità ben rappresenta da un punto di vista dosimetrico la routine clinica. Inoltre, si osserva che viene ampiamente rispettato il limite di 3 mGy per la DGM imposto da alcuni protocolli nazionali e internazionali.

martedì 16 gennaio 2007

DISTRIBUZIONE DEI VALORI DGM/PAZIENTE


Diamo qui alcuni risultati ottenuti. Il metodo di calcolo è stato applicato durante la mammografia a 212 pazienti: la dose ghiandolare media è risultata uguale a 4.6 ± 2.0 mGy, da un minimo di 1.1 mGy a un massimo di 11.1 mGy per esame. Da notare che i valori di dose riportati dipendono anche dal numero di proiezioni effettuate per paziente.

RISULTATI OTTENUTI


Diamo qui alcuni risultati ottenuti. Il metodo di calcolo è stato applicato durante la mammografia a 212 pazienti: la dose ghiandolare media è risultata uguale a 4.6 ± 2.0 mGy, da un minimo di 1.1 mGy a un massimo di 11.1 mGy per esame. Da notare che i valori di dose riportati dipendono anche dal numero di proiezioni effettuate per paziente.

MESSAGGI DI ERRORE


Sono state previsti dei messaggi di errore nel caso in cui il valore dei parametri inseriti non sia compreso nei range di validità dell’algoritmo di calcolo (kV 26-30; spessore: 3-8).

domenica 14 gennaio 2007

ESEMPIO FOGLIO DI LAVORO


Qui vediamo un esempio di come può essere strutturato un foglio di lavoro Excel per il calcolo della dose ghiandolare media. La aree gialle sono quelle che devono essere riempite con i dati: c’è un settore per l’identificazione del paziente e una zona in cui vanno inseriti i parametri anatomici e di esposizione, distinti per mammella destra e sinistra. Nella colonna grigia viene calcolato automaticamente il fattore moltiplicativo g e quindi la dose ghiandolare media per singola proiezione, per mammella e infine la dose totale per paziente.

MISURE DI COMPETENZA DEL FISICO SANITARIO E DEL TSRM


Si tratta di una serie di espressioni analitiche che, scritte in Visual Basic e implementate in un foglio di lavoro Excel, forniscono il valore della dose ghiandolare media in funzione dei parametri indicati precedentemente.
I dati necessari perché il programma restituisca il dato dosimetrico si dividono in misure di competenza del Servizio di Fisica Sanitaria:
· la verifica dell’accuratezza e della precisione della tensione applicata,
· la misura della dose in ingresso in aria,
· il calcolo dello strato emivalente,
· e la calibrazione dell’indicatore meccanico o elettronico dello spessore della mammella;
e in registrazioni effettuate da parte del TSRM durante l’esame mammografico:
· la combinazione anodo-filtro selezionata,
· la tensione applicata,
· i mAs erogati dal mammografo,
· lo spessore della mammella fornito dall’indicatore,e la percentuale di tessuto ghiandolare (se 0% si indica 0; se 50% 0.5 e se 100% 1).

ALGORITMO DI CALCOLO


A questo scopo abbiamo utilizzato un algoritmo di calcolo tratto da questo articolo pubblicato sul numero 24 della rivista scientifica Medical Physics.

giovedì 11 gennaio 2007

OBBIETTIVO


Il nostro obiettivo è stato allora quello di individuare un metodo di calcolo della dose ghiandolare media che fosse accurato nella stima della dose assorbita da ciascuna paziente e contemporaneamente facile e veloce da applicare nella routine clinica.

DOSE GHIANDOLARE MEDIA


La dose ghiandolare media è data dal prodotto della dose misurata in aria all’ingresso della mammella per un fattore moltiplicativo “g” che dipende dalla tensione applicata, dalla qualità del fascio di raggi X indicata dallo Strato Emivalente espresso in millimetri di alluminio, dallo spessore della mammella compressa, dal tipo di mammella, cioè se prevalentemente adiposa, oppure ghiandolare, oppure 50%, e dalla combinazione anodo-filtro selezionata.

mercoledì 10 gennaio 2007

QUANTE RADIAZIONI RICEVERO' PER LA MAMMOGRAFIA?


“Quante radiazioni riceverò per la mammografia?”
Spesso ci siamo sentiti rivolgere questa o simili domande in quanto si sta sviluppando tra le pazienti sottoposte a mammografia una sempre maggior coscienza delle possibili conseguenze delle esposizioni alle radiazioni. Sebbene il rischio per la singola paziente sia basso, il fatto di ripetere negli anni l’esame mammografico influenza significativamente la dose che la paziente riceve durante l’intero arco della vita. E’ quindi corretto fornire alle pazienti una stima della dose assorbita, soprattutto nei casi in cui non sia stata tempestivamente accertata una gravidanza.
Il parametro che stima il rischio radiologico in mammografia è la dose ghiandolare media, intesa
come la dose media assorbita dalla componente ghiandolare del tessuto mammario, nell’ipotesi chela mammella sia opportunamente compressa.

martedì 9 gennaio 2007

CALCOLO DELLA DOSE NEGLI ESAMI DI MAMMOGRAFIA

S.Petrenga, L. Moro, C. Croci, P. Enriù, F. Avanza
Fondazione Salvatore Maugeri - IRCCS, Istituto Scientifico di Tradate
via Roncaccio 16, 21049 Tradate (VA)

Il parametro che stima il rischio radiologico in mammografia è la dose ghiandolare media (DGM), ovvero la dose media assorbita dalla componente ghiandolare del tessuto mammario, nell’ipotesi che la mammella sia opportunamente compressa. La DGM è uguale al prodotto della dose misurata in aria all’ingresso della mammella per un fattore moltiplicativo “g” che dipende dalla tensione applicata, dalla qualità del fascio di raggi X indicata dallo Strato Emivalente (SEV), dallo spessore della mammella compressa, dal tipo di mammella, cioè se prevalentemente adiposa o ghiandolare, e dalla combinazione anodo-filtro.
Il nostro obiettivo è stato quello di individuare un metodo di calcolo della DGM in grado di stimare accuratamente la dose assorbita da ciascuna paziente e contemporaneamente facile e veloce da applicare nella routine clinica.
Abbiamo utilizzato un algoritmo di calcolo (Med.Phys. 24(4), 1997, 547-554) basato su una serie di espressioni analitiche che, scritte in Visual Basic e implementate in un foglio di lavoro Excel, forniscono il valore della DGM in funzione dei suddetti parametri anatomici e di esposizione. La misura e l’inserimento di alcuni di questi parametri sono di competenza del Servizio di Fisica Sanitaria (verifica dell’accuratezza e della precisione della tensione, misura della dose in ingresso in aria, calcolo del SEV e calibrazione dell’indicatore meccanico o elettronico dello spessore della mammella) mentre altri devono essere registrati da parte del TSRM durante l’esame mammografico (combinazione anodo-filtro, tensione applicata, mAs erogati, spessore della mammella e percentuale di tessuto ghiandolare). Le misure a carico del Servizio di Fisica Sanitaria richiedono circa un’ora di tempo e devono essere ripetute preferibilmente 4 volte in un anno all’interno dei Controlli di Qualità per verificare che le prestazioni del mammografo, e quindi i parametri di esposizione, rimangano costanti nel tempo. La registrazione dei parametri anatomici e di esposizione da parte del TSRM avviene invece contestualmente all’esecuzione dell’esame e la loro registrazione al computer richiede solo pochi minuti aggiuntivi.
Il metodo di calcolo, applicato a 212 pazienti per un totale di 860 proiezioni, ha fornito i seguenti risultati: la DGM per paziente è risultata uguale a 4.6 ± 2.0 mGy (Fig. 1), mentre la DGM per una singola proiezione è stata di 1.1 ± 0.5 mGy (Fig. 2). Il valore della DGM misurato durante i controlli di qualità con il fantoccio standard da 4.5 cm di plexiglas (1.0 mGy) approssima di molto il valor medio della DGM per proiezione: ciò indica che la simulazione con il fantoccio nei controlli di qualità ben rappresenta da un punto di vista dosimetrico la routine clinica. Inoltre, si osserva che viene ampiamente rispettato il valore limite della DGM fissato a 3 mGy da alcuni protocolli nazionali e internazionali per le esposizioni con la griglia antidiffusione.
Per valutare il grado di accuratezza del metodo in esame, abbiamo stimato l’errore relativo associato alla DGM, dovuto alle incertezze sperimentali sulla misura dei parametri in gioco. Variazioni di 1 kV per quanto riguarda la tensione applicata o di 0.01 mm Al per il SEV introducono un errore di circa il 3%, mentre un errore di 1 cm nella misura dello spessore della mammella, che può essere molto frequente in assenza del sistema di compressione automatico, può comportare un errore nel calcolo della DGM anche del 20%. Questo errore può essere ridotto verificando la calibrazione dell’indicatore meccanico o elettronico dello spessore della mammella compressa e il corretto allineamento del piatto del compressore durante la compressione. Per quanto riguarda la determinazione della percentuale di tessuto ghiandolare, benché tale giudizio sia soggettivo, la possibilità fornita dall’algoritmo di effettuare la scelta fra tre categorie (0%, 50% e 100% di tessuto ghiandolare) consente di discriminare sufficientemente tra le pazienti e garantisce un buon grado di accuratezza. L’errore relativo dovuto alle incertezze sui parametri che determinano il fattore “g” risulta pertanto essere inferiore al 20% e così pure l’errore associato alla DGM, anche ipotizzando le seguenti ulteriori incertezze: 10% di accuratezza e 5% di precisione sulla misura della dose in aria e 5% sulla lettura dei mAs erogati.
L’accuratezza del metodo proposto è stata anche studiata confrontando i valori di dose così calcolati con quelli ottenuti utilizzando altri metodi simili. Il Protocollo di Dosimetria proposto dalla Commissione Europea propone una serie semplificata di fattori “g” definiti in funzione solo del SEV e dello spessore. In questo caso abbiamo osservato che la differenza percentuale tra i valori di DGM calcolati come suggerisce questo protocollo e quelli ottenuti con l’algoritmo è in media del 20% e che l’errore relativo associato alla DGM aumenta a circa il 30%. Il Rapporto ISTISAN 95/12, invece, contiene un protocollo per il calcolo della DGM che, per rispondere ad esigenze di controlli di qualità e non di calcolo della dose ai singoli pazienti, utilizza una serie di fattori “g” ancora più semplificata, perché definita per un solo valore di tensione (28 kV) e per una mammella standard di 5 cm di spessore contenente 50% di tessuto ghiandolare. Questo metodo è senz’altro il più semplice ma risulta assai approssimativo, in quanto il valore della DGM così calcolato può arrivare ad essere anche il doppio di quello fornito dall’algoritmo.
Pertanto, riteniamo che il metodo di calcolo proposto sia applicabile alla routine clinica e sia in grado di fornire una stima accurata della DGM assorbita da ciascuna paziente, perché considera tutti i parametri che caratterizzano l’esposizione mammografica. Il dato dosimetrico risultante può essere riportato direttamente sul referto, nel caso in cui si intenda fornire questo tipo di informazione alla paziente. Inoltre, la creazione di un database può essere utilizzato per approfondimenti scientifici di tipo dosimetrico e per verificare direttamente sulle pazienti il rispetto dei valori di riferimento proposti dai vari protocolli.

CALCOLO DELLA DOSE NEGLI ESAMI DI MAMMOGRAFIA - RIASSUNTO

Razionale
Il parametro che stima il rischio radiologico in mammografia è la dose ghiandolare media (DGM), ovvero la dose media assorbita dalla componente ghiandolare del tessuto mammario. La DGM è uguale al prodotto della dose misurata in aria all’ingresso della mammella per un fattore moltiplicativo che dipende dalla tensione applicata, dalla qualità del fascio di raggi X indicata dallo Strato Emivalente (SEV), dallo spessore della mammella compressa, dal tipo di mammella, cioè se prevalentemente adiposa o ghiandolare, e dalla combinazione anodo-filtro.

Obiettivo
Si vuole sperimentare una formula matematica in grado di stimare accuratamente la DGM assorbita da ciascuna paziente in funzione dei suddetti parametri anatomici e di esposizione.

Fasi
Verranno registrati i parametri anatomici e di esposizione di un campione di pazienti (almeno un centinaio) sottoposte a mammografia. I dati raccolti verranno poi elaborati utilizzando la formula implementata nel software Excel (MicroSoft Office).

Metodi
La misura di alcuni parametri sono di competenza del Servizio di Fisica Sanitaria (verifica dell’accuratezza e della precisione della tensione, misura della dose in ingresso in aria, calcolo del SEV e calibrazione dell’indicatore meccanico dello spessore della mammella) mentre altri devono essere registrati da parte del TSRM durante l’esame mammografico (tensione applicata, mAs erogati, spessore della mammella e percentuale di tessuto ghiandolare). Le misure a carico del Servizio di Fisica Sanitaria vengono già effettuate durante i controlli di qualità periodici per verificare che le prestazioni del mammografo, e quindi i parametri di esposizione, rimangano costanti nel tempo. La registrazione dei parametri anatomici e di esposizione da parte del TSRM avverrà invece contestualmente all’esecuzione dell’esame. L’elaborazione dei dati al computer verrà effettuata dal Servizio di Fisica Sanitaria.

Risultati previsti
Si vuol valutare in che modo il metodo di calcolo proposto sia applicabile alla routine clinica e sia in grado di fornire una stima accurata della DGM assorbita da ciascuna paziente. Il dato dosimetrico risultante potrebbe essere riportato direttamente sul referto, nel caso in cui si intenda fornire questo tipo di informazione alla paziente. Inoltre, la creazione di un database può essere utilizzato per approfondimenti scientifici di tipo dosimetrico e per verificare direttamente sulle pazienti il rispetto dei valori di riferimento fissati per legge (D. L:vo n. 187).

lunedì 18 dicembre 2006

BIBLIOGRAFIA

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20. M. Uemura / M. Miyagawa / Y. Yasuhara / T. Murakami / H. Ikura / K. Sakamoto / H. Tagashima / (...) / T. Mochizuki “Clinical evaluation of pulmonary nodules with dual-exposure dual-energy subtraction chest radiography“ 2005.

DISCUSSIONE E CONCLUSIONI

Con la sottrazione di energia due imaging plate vengono esposti a differenti livelli energetici di raggi X e, in tal modo, si ottengono due immagini, una bassa energia e una ad alta energia, che subiscono una sottrazione allo scopo di cancellare la parte di immagine che ha una specifica caratteristica di assorbimento.

Si ottengono, così, due immagini, una dei tessuti molli e una dei tessuti scheletrici, a cui vengono cancellate rispettivamente la parti ossee e quelle molli.

Il processo di sottrazione di energia può avvenire con singola oppure con doppia esposizione.

Nella doppia esposizione, si ottengono due immagini con una sola preparazione e due emissioni di raggi X a diversi livelli di energia (110-150 kv e 60-80 Kv) e a distanza di 200 millisecondi.

Con la doppia energia, il grosso svantaggio è che al secondo imaging plate arriva una così bassa dose che l’immagine risulta granulosa.

Un apposito algoritmo di calcolo consente la completa cancellazione del tessuto osseo e di quello molle e riduce il rumore.

Questa prima soluzione ha lo svantaggio di aumentare leggermente la dose al paziente. Il problema principale di questa tecnica, nonostante l’utilizzo di appositi software per ridurlo, è l’artefatto dovuto al movimento del cuore.

Per ovviare al problema dovuto al movimento degli organi cardiaci è stata inventata la tecnica a singola esposizione.

Con questa tecnica la sottrazione di energia si ottiene con una sola esposizione e l’interposizione di un filtro di rame tra due imaging plate.

Con questa metodica i raggi X raggiungono il primo plate e lo impressionano, passano attraverso il filtro di rame che determina la scissione energetica e, quindi, arrivano al secondo plate con bassa energia.

Con entrambe le metodiche, oltre alle immagini sottratte, è disponibile anche l’immagine standard.

Inoltre, per migliorare il rumore, gli imaging plate hanno due superfici sensibili (dual side reading).

La parte superiore è sensibile alle alte frequenze spaziali, mentre l’inferiore a quelle basse.
I dati rilevati dai due lati dell’imaging plate vengono sommati.

Con tali plate migliora il rapporto segnale/rumore e quindi la qualità delle immagini.
In definitiva, possiamo dire che la radiografia del torace eseguita con tecnica a sottrazione di energia può essere un aiuto nella refertazione dell’esame.

Questa metodica, infatti, grazie alla sottrazione di energia, fornisce a chi deve refertare, oltre all’immagine standard, anche quelle ossea e dei tessuti molli.

Con il solo radiogramma standard un’opacità che viene a proiettarsi su una costa può dare problemi di interpretazione; per evitare un approfondimento diagnostico mediante l’utilizzo di altre metodiche più sofisticate e costose è possibile ricorrere a tale metodica che, grazie alla sottrazione di energia, fornisce immagini dissociate dei tessuti molli e dei segmenti scheletrici.

Per quanto riguarda i noduli polmonari, si può dire che il radiogramma del torace con sottrazione di energia permette una migliore visualizzazione soprattutto quando questi sono di piccole dimensione, non facilmente apprezzabili o a basso contrasto.

Le immagini a sottrazione di energia sono, infine, utili nel riconoscere tutta una serie di altre patologie (masse mediastiniche e ilari, il restringimento tracheale, le malattia vascolari, le anomalie della pleura e della gabbia toracica) e nel localizzare stents e cateteri.

La metodica, in alcuni casi, potrebbe essere utilizzata per tenere sotto controllo i noduli fibrotici, evitando ripetute tomografie computerizzate e, quindi, risparmiando dose al paziente.

In relazione alla nostra esperienza possiamo, quindi, concludere affermando che:
- nei noduli macroscopici la sottrazione di energia non dà informazioni aggiuntive;
- nei noduli più piccoli e a basso contrasto, l’immagine dei tessuti molli è di grande aiuto per il radiologo perché li visualizza meglio e, quindi, risolve i dubbi;
- nelle opacità nascoste da strutture scheletriche (coste, clavicole) le due immagini sottratte permettono al radiologo di comprendere se si tratta di calcificazioni o noduli.

CAPITOLO IV - LETTERATURA

All’inizio di questo anno J.E. Khulman, J. Collins, G.N. Brooks, D.R: Yandow e L.S. Broderick nel lavoro “Dual-energy subtraction chest radiography: what to look for beyond calcified nodules” dimostravano che la sottrazione di energia è un potente mezzo per migliorare la capacità di rilevare esattamente un’ampia varietà di anomalie toraciche sulle immagini postero-anteriori e laterali del torace.

La radiografia del torace con sottrazione di energia rispetto alla radiografia convenzionale ha molti vantaggi che facilitano l'interpretazione delle immagine.

Il vantaggio principale di questa tecnica di formazione delle immagini è che descrive più chiaramente la calcificazione e aiuta nel caratterizzare i noduli polmonari.

Le immagini a sottrazione di energia sono, inoltre, utili nel riconoscere le masse mediastiniche e ilari; nel rilevare il restringimento tracheale e le malattie vascolari; nell'identificare le anomalie della pleura e della gabbia toracica e nel localizzare stents e cateteri.

Nel settembre del 2005 M. Uemura / M. Miyagawa / Y. Yasuhara / T. Murakami / H. Ikura / K. Sakamoto / H. Tagashira / (...) / T. Mochizuki ebbero come scopo del loro studio “Clinical evaluation of pulmonary nodules with dual-exposure dual-energy subtraction chest radiography“ valutare il miglioramento nel rivelare i noduli polmonari da parte della radiografia a sottrazione di energia a doppia esposizione rispetto a quella tradizionale.

Furono selezionati 100 pazienti, 52 con noduli polmonari e 48 con polmoni normali. Dieci radiologi valutarono sia le radiografie con sottrazione di energia sia quelle standard.

La rivelabilità media dei noduli polmonari fu nettamente superiore con la radiografia a sottrazione di energia rispetto alla convenzionale.

Nel maggio del 2002 Hirosci Mogami del dipartimento di radiologia del National Shikoku Cancer Center dimostrò che le apparecchiature energy subtraction danno il 10% in più di informazioni e facilitano la scelta dell’eventuale esame di approfondimento.

Per dimostrare ciò, utilizzo cinque radiologi che lessero le immagini standard su diafanoscopio e quelle a sottrazione di immagine a monitor di refertazione.

Le immagini erano 1447 di 767 pazienti.

Furono riscontrate 241 anomalie (noduli, masse, infiltrazioni dovute a fratture ossee, ispessimenti e calcificazioni pleuriche, noduli linfatici, masse mediastiniche).

Nel 1999 C Kimme-Smith / D L Davis / M McNitt-Gray / J Goldin / E Hart / P Batra / T D Johnson nello studio “Computed radiography dual energy subtraction: performance evaluation when detecting low-contrast lung nodules in an anthropomorphic phantom” dimostrarono che anche la radiografia a sottrazione di energia a singola esposizione è superiore a quella convenzionale nel rilevare i noduli a basso contrasto.

Per dimostrare ciò utilizzarono un fantoccio antropomorfo contenente immagini che simulavano noduli a basso contrasto.

Il fantoccio fu radiografato 53 volte con tre tecniche differenti e le radiografie furono interpretate da tre radiologi.

T. Tagashima nel lavoro “Clinical evaluation of single-exposure dual-energy subtraction chest radiography: with FCR 9501 ES” utilizzò un apparecchio a sottrazione di immagini a singola esposizione e confermò l'utilità clinica di questa metodica in 66 dei 1.031 pazienti (6.4%) sottoposti a radiografia del torace con tale metodica.

Egli notò che alcune immagini dei tessuti molli erano utili per rilevare i noduli parenchimali che erano sovrapposti all’ombra della costa e che alcune immagini dei tessuti molli servivano per diagnosticare più precisamente l’esistenza di coste anormali, noduli e linfonodi calcifici.

Le immagini ossee erano, inoltre, utili per assicurarsi che le fini ombre infiltrative nei campi polmonari delle immagini originali erano realmente calcificazioni della pleura e che le opacità nodulari mal definite erano, in realtà, calcificazioni costali.

Grazie alla sottrazione di energia, nel 2004 R.E. Alvarez nel lavoro “Lung field segmenting in dual-energy subtraction chest X-ray images” riuscì a trovare un metodo più accurato e preciso del precedente per delineare i contorni dei campi polmonari.

Egli sfruttava le caratteristiche della sottrazione di energia per migliorare la prestazione nel suddividere i campi polmonari.

Per ottenere ciò, fece uso di 30 immagini sottratte dei tessuti molli del polmone.

Immagine standard e sottratta di esiti da tubercolosi




In un paziente con un grossa opacità all’apice del polmone di destra in cui vi era il dubbio che si trattasse di esiti da tubercolosi, non solo si è chiarito il dubbio, ma si sono viste anche delle altre cavità sul polmone omolaterale difficilmente visibili altrimenti

Immagini di un nodulo nascosto da costa e clavicola







giovedì 14 dicembre 2006

IMMAGINE DI NODULO NASCOSTO DALLE COSTE




III.2 Casistica

Nel reparto di radiologia 2 di Gallarate (VA) dal 1 settembre al 22 settembre 2006 sono stati eseguiti 295 toraci con apparecchiatura energy subtraction per 15 giorni lavorativi.

In particolare sono stati eseguiti radiogrammi del torace a:
1) 159 pazienti interni;
2) 18 pazienti appartenenti al progetto PRE.DI.CA.;
3) 109 pazienti inviati dall’ambulatorio di broncopnumologia o della medicina preventiva;
4) 9 AVIS.

Nel nostro studio sono stati presi in esame radiogrammi eseguiti a pazienti dall’ambulatorio di pneumologia, in quanto sono sempre accompagnati da radiogrammi precedenti e da una scheda valutativa; sono, quindi meglio inquadrati dal punto di vista clinico-radiologico.

Questi pazienti sono sottoposti a visita pneumologica ed eventuale radiografia del torace.

Nel nostro studio, l’esecuzione di radiogrammi con tecnica a sottrazione di energia ha permesso di identificare:
- 2 noduli nascosti dalle coste;
- 1 nodulo nascosto dalla costa e dalla clavicola;
- 1 nodulo retrocardiaco;

III.1.2 Proiezione latero-laterale

Posizione del paziente: in stazione eretta o seduto e in laterale, in modo che appoggi, generalmente, il fianco sinistro (per evitare l’ingrandimento del cuore). Il capo deve essere leggermente alzato. Le braccia devono essere sollevate, tenendo con le mani i gomiti o gli avambracci.

Direzione del raggio centrale: orizzontale.

Punto di incidenza: sull’ascellare media all’altezza degli apici delle scapole.

III.1.1 Proiezione postero-anteriore

Posizione del paziente: in stazione eretta o seduto con appoggio della parte anteriore del torace alla cassetta radiografica; le mani sono poste con il dorso sui fianchi, spingendo garbatamente in avanti i gomiti (con questa manovra le scapole scivoleranno verso l’esterno senza venire a proiettarsi sulla trasparenza dei campi polmonari).

Direzione del raggio centrale: orizzontale. Si devono usare radiazioni dure per sfondare le strutture opache del torace e tempi brevi per ottenere radiogrammi fermi. Il tubo è posto in teleradiografia (180-200cm) per evitare l’ingrandimento del cuore, che maschererebbe maggiormente i polmoni.

Incidenza del raggio: Nel punto di mezzo della linea che unisce gli apici delle scapole.

L’ENERGY SUBTRACTION ALL’OSPEDALE DI GALLARATE

Nel reparto di radiologia 2 dell’ospedale di Gallarate (VA) è presente un’apparecchiatura energy subtraction (fig..3.1 e 3.2).

E’ stata installata dal marzo del 2005.

Si tratta di un Fuji Computer Radiography (FCR) XU-D1 ed è un sistema CR avanzato.

Con questo apparecchio si ottiene la sottrazione di energia con una singola esposizione.

Questo permette l’utilizzo di un tubo radiogeno tradizionale.

Il teleradiografo con annessa la possibilità dell’ Energy subtraction esegue una media di 48 toraci al giorno, circa 10560 toraci.

Gli esami vengono programmati a distanza di dieci minuti uno dall’altro.

Al mattino vengono eseguiti i pazienti interni che riescono a rimanere in ortostasi, mentre al pomeriggio vengono eseguiti pazienti esterni.

I pazienti esterni eseguiti con tale metodica sono:
- i PRE.DI.CA
- gli AVIS;
- quelli dell’ambulatorio di broncopnemologia;
- quelli della medicina preventiva.

Saltuariamente pazienti che hanno eseguito radiogrammi del torace in altre diagnostiche e che, nella loro refertazione sono sorti dei dubbi, vengono sottoposti ad un nuovo radiogramma del torace con apparecchiatura energy subtraction.

Alcuni pazienti che presentano una patologia da seguire periodicamente (es. nodulo fibrotico) e che sono stati sottoposti a tomografia computerizzata per follow up, vengono sottoposti anche a radiografia del torace con apparecchiatura energy subtraction.

Si valuta, in tal modo, la possibilità di eseguire i successivi controlli con tale metodica.

Effettivamente è stato riscontrato che in alcuni casi ciò è possibile, risparmiando dose al paziente e risparmiando sui costi.

Tutti i pazienti devono essere collaboranti e devono rimanere in piedi per il tempo necessario all’esecuzione della radiografia.

Il tempo di esame è ridotto rispetto alle altre diagnostiche da quindici a dieci minuti, perché i pazienti sono tutti autosufficienti e in questa diagnostica non c’è più il problema dello sviluppo.
Le radiografie, infatti, eseguendo una semplice manovra di invio, escono automaticamente dalla sviluppatrice digitale.

Il progetto PRE.DI.CA è sponsorizzato dal Lions Club di Varese ed è a sfondo privato.
Ha lo scopo di diagnosticare precocemente il carcinoma al polmone.

E’ rivolto ai fumatori con più di dieci sigarette al giorno e agli ex-fumatori che hanno smesso da meno di dieci anni.

E’ volontario e gratuito.

Nell’ambito di tale progetto, ai fumatori o ex-fumatori vengono eseguite la visita pneumologica e la radiografia del torace.

Vengono, infine, eseguiti radiogrammi del torace periodicamente ai donatori di sangue (AVIS).

martedì 12 dicembre 2006

ALTRE METODICHE

La radioscopia viene eseguita sempre dopo la radiografia, qualora sorgano dubbi sulla diagnosi.

Attraverso il movimento del paziente, per mezzo della radioscopia, si possono dissociare strutture anatomiche sovrapposte, valutare le calcificazioni, riconoscere false immagini e valutare anche il movimento degli emidiaframmi e del cuore.

La radioscopia, comunque, eroga una dose al paziente non trascurabile e non lascia traccia documentabile di ciò che si è visto.

L’ecografia non è utilizzata nello studio del torace, perché la presenza di aria nel polmone ostacola il passaggio degli ultrasuoni.

Può essere utilizzata per differenziare un versamento massivo da un’atelectasia o nel pneumotorace (con sonde intracostali).

La risonanza magnetica è una metodica mutiplanare, che, quindi fornisce immagini sui tre piani dello spazio, utilizzando onde radio e campi magnetici.

La risonanza magnetica è utilizzata solo per lo studio dell’infiltrazione parietale dei tumori, soprattutto all’apice.

TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA

La tomografia computerizzata fornisce immagini corrispondenti alle sezioni del corpo esaminate utilizzando raggi X.

Questo metodica fornisce immagini native in sezione assiale e poi tramite le ricostruzioni si possono avere sezioni saggitali e coronali.

Esistono quattro generazioni di T.C.

La più recente è quella di quarta generazione.

In essa sono presenti un numero di rivelatori. che va da 1200 a 4800, disposti su uno corona circolare fissa e il fascio radiogeno che ha un ampiezza di 40-50 gradi e ruota per 360 gradi.
Oggi si utilizza anche la tomografia computerizzata spirale che è caratterizzata dall’emissione continua del fascio radiogeno accompagnata dal movimento del lettino, per avere in un’unica apnea respiratoria e, quindi, in tempi brevi intere regioni anatomiche.

Per lo studio della patologia polmonare la tomografia computerizzata è ancora la metodica di eccellenza.

Questa metodica, infatti, ha un elevata risoluzione di contrasto che permette di osservare rilievi anatomici con elevata precisione.

Tale metodica consente di avere una visione panoramica e, quindi, di vedere lesioni in distretti mal esplorabili con il radiogramma del torace standard.

Consente, infine, di fare una diagnosi precoce di numerose patologie rispetto alla radiografia del torace.

Per lo studio del torace si può eseguire:
- T.C. convenzionale dagli apici alle basi con strati di 5-10mm.
- T.C. ad alta risoluzione con strati di 1-2mm, che si differenzia dalla precedente per la matrice ed il filtro di convoluzione utilizzato (ad alta frequenza spaziale).
- T.C. spiroidea che con una singola apnea ci consente di acquisire tutto il volume toracico.

Il problema delle tomografia computerizzata, soprattutto quella ad alta risoluzione, è l’elevata dose somministrata al paziente.

Per questo motivo viene utilizzata come metodica di secondo livello.

II.9 Dose al paziente

In un radiogramma del torace eseguito con la tecnica a sottrazione di energia la dose somministrata al paziente è di poco superiore a quella somministrata con un radiogramma standard.

In particolare, nel sistema a doppia esposizione la dose è leggermente superiore, mentre in quello a singola esposizione, il paziente assorbe una quantità di radiazione paragonabile a quella che riceverebbe con un torace standard.

lunedì 11 dicembre 2006

CALCIFICAZIONE COSTALE



E un esempio di una calcificazione costale.

Immagine standard, dei tessuti molli e ossea di una calcificazione costale


TUMORE POLMONARE NASCOSTO DALLE COSTE


Tumore polmonare di difficile interpretazione poiché nascosto dalle coste.

Tre immagini di un tumore polmonare nascosto dalle coste (standard, dei tessuti molli e ossea)




VISUALIZZAZIONE DELLE IMMAGINI - PARTE SECONDA


La produttività di queste apparecchiature è elevata anche se, utilizzando la sottrazione di energia, si producono meno radiogrammi rispetto a quando si utilizza la macchina in maniera tradizionale.

Nelle immagini soprastanti si può notare come la calcificazione si veda nell’immagine ossea e nel torace standard, mentre non si nota in quella per i tessuti molli.

domenica 10 dicembre 2006

II.8 Visualizzazione delle immagini - PARTE PRIMA






Le apparecchiature energy subtraction possono disporre dei formati standard (35x43 cm, 35x35 cm, 24x30 cm e 18x24 cm), ma anche di altre misure (43x43 cm, 43x35 cm e 18x43 cm) lavorando in modalità tradizionale.

Se, invece, si vuole lavorare con la sottrazione di immagine i formati sono: 35x43 cm e 26x36 cm.

Nel formato 26x36 cm si possono avere visualizzate contemporaneamente le tre immagini (standard, dei tessuti molli e ossea), in tal caso la prima sarà più grande delle altre, oppure due immagini uguali (standard/ossea, standard/tessuti molli, osseatessuti molli).

sabato 9 dicembre 2006

II.7 Rilevazione dell’immagine

I fotoni emessi dal tubo a raggi X attraversano il corpo umano e vengono in parte attenuati.

L’attenuazione sarà maggiore nei tessuti più radioopachi.

Si viene, cosi a creare un’immagine latente.

Un raggio laser fa la scansione del plate e invia i dati alla console.

Il terminale associa i dati immagine rilevati al paziente e all’indagine radiologica.

In base, poi, alla voce di menù scelta, il computer elabora le immagini.

Gli algoritmi di elaborazione sono ottimizzati per ogni tipo di esame.

II.6 la console

L’apparecchiatura energy subtraction, oltre al tavolo di comando per impostare Kv, mA, tempo, ecc., è costituita da una console.

Nella console viene inserito il nome del paziente, altre caratteristiche anagrafiche e il tipo di esame che deve eseguire (rx torace – addome – segmento scheletrico).

Si può fare un programma di lavoro, inserendo tutti i nomi dei pazienti per richiamarli quando debbono eseguire la radiografia.

L’inserimento dei pazienti può essere fatto con carta magnetica o tramite tastiera.

Nel caso sia presente un RIS il tecnico di radiologia può richiamare i pazienti prenotati.

Una volta eseguito l’esame, le immagini sono disponibili al monitor della console in modo da poter valutare la corretta esposizione e la centratura.

E’ possibile eseguire un processing manuale delle immagini, oltre a quello automatico dell’apparecchiatura.

La immagini a questo punto vengono inviate in rete e memorizzate sull’hard disk della console per una successiva analisi.

La console può permettere la conversione delle immagini in formato Jpeg.

II.5 Dual side reading



Per migliorare l’efficienza di utilizzo dei raggi X si può aumentare lo spessore dello strato dei fosfori fotostimolabili, ma oltre un certolimite si ha il fenomeno di saturazione.


Si può, inoltre, utilizzare un plate che sia sensibile alla radiazione da entrambi i lati (dual side reading) e che abbia un supporto trasparente.


In questo tipo di rilevatori i detettori sono posizionati su entrambi i lati dell’imaging plate.
Il plate superiore è sensibile alle alte frequenze spaziali, mentre l’inferiore contiene maggiori informazioni riguardanti le basse frequenze spaziali.


I dati rilevati dai due lati dell’imaging plate possono essere sommati. Il processo di somma è basato sull’utilizzo di un filtro spaziale.


Si deve utilizzare il filtro spaziale e non una semplice somma o media pesata, perché i due lati del plate hanno caratteristiche di rumore diverse.


Con il filtro spaziale la risposta del sistema è ottimizzata su tutte le frequenze spaziali.


Utilizzando degli imaging plate dual side reading ad elevato spessore con supporto trasparente si può migliorare l’efficienza di detezione quantica (DQE) del 30-40%.


In definitiva, con tali imaging plate migliora il rapporto segnale/rumore e quindi la qualità delle immagini.

giovedì 7 dicembre 2006

II.4 Singola esposizione

La tecnica a singola esposizione è stata creata per ovviare all’artefatto dovuto al movimento degli organi cardiaci.

Con un’unica emissione di raggi X, si ottiene la sottrazione di energia, grazie all’interposizione di un filtro di rame tra i due imaging plate.

La radiazione X raggiunge il primo plate e lo impressiona, passa, poi, attraverso il filtro di rame che determina la scissione energetica e, infine, arriva al secondo plate con bassa energia.

Il vantaggio di questa metodica è che elimina l’artefatto da movimento.

Lo svantaggio, invece, è che al secondo imaging plate arriva una così bassa dose che l’immagine risulta granulosa.

La granulosità dell’immagine è presente soprattutto alle basi e nei pazienti obesi nei radiogrammi del torace.

Si stanno sviluppando dei software per compensare la mancanza di dose e, quindi, migliorare la granulosità dell’immagine.

Con questo sistema si utilizzano più plate (es tre) delle dimensioni 43 x 43 cm.
Può, tuttavia, essere selezionata un’area di lettura inferiore (es 18 x 24 cm).
I plates ruotano all’interno del sistema.

Ogni plate è costituito da uno strato protettivo, da uno di fosfori fotostimolabili e da un supporto trasparente.

Inoltre, per migliorare il rumore gli imaging plate possono essere a doppia lettura e, quindi, hanno due superfici sensibili (dual side reading)..

martedì 5 dicembre 2006

II.3 Doppia esposizione

Il metodo più semplice è quello della doppia esposizione.

L’intervallo di tempo tra un esposizione e l’altra è di 200 millisecondi.

Le due esposizioni dovranno avere due diversi livelli di energia.

L’immagine ad alta energia (immagine ossea) sarà ottenuta con 110-150 kVp, mentre quella a bassa energia (immagine del tessuto molle) con 60-80 kvp.

Queste vengono acquisite automaticamente l’una dietro l’altra con una singola preparazione.
Un apposito algoritmo di calcolo consente la completa cancellazione del tessuto osseo e dei tessuti molli con riduzione del rumore.

Oltre alle immagini sottratte è disponibile per il radiologo anche il radiogramma standard.

Il vantaggio principale di tale metodica è l’acquisizione di maggiori informazioni dall’immagine (in particolar modo sulle calcificazioni) e, quindi, la riduzione del numero delle indagini di follow up.

Gli svantaggi sono dovuti a un modesto aumento della dose per il paziente e a problemi legati al movimento del cuore e dei vasi sanguigni.

lunedì 4 dicembre 2006

ENERGY SUBTRACTION

Il processo di sottrazione di immagine consiste nell’esporre due imaging plate a differenti livelli energetici di raggi X e ottenere due immagini una a bassa e una ad alta energia, che subiscono una sottrazione allo scopo di cancellare la parte di immagine che ha una specifica caratteristica di assorbimento.

Si ottiene, così, un’immagine, a cui viene sottratta la parte scheletrica, con solo le parti molli e una con solo le parti ossee, a cui vengono sottratte quelle molli.

Lo scopo di questo processo è quello di ottenere informazioni diagnostiche maggiori rispetto all’esame tradizionale; per esempio, verificare la reale pertinenza di un’opacità nodulare qualora vada a proiettarsi su una costa in un radiogramma del torace.

Questo sistema può essere utilizzato per effettuare numerosi esami (rx torace,rx addome, rx colonna, bacino, ecc.) con il paziente in ortostasi.

Il processo di energy subtraction può essere effettuato tramite due modalità: con singola o doppia esposizione.

domenica 3 dicembre 2006

II.2.2.1 Selenio amorfo



Elemento chimico con simbolo Se, peso atomico 78,96 e numero atomico 34 posizionato alla terzultima casella a destra della tavola periodica degli elementi.

Assai scarso in natura si calcola che costituisca una percentuale di dieci alla meno cinque in peso della crosta terrestre.

Quando è reso puro da piriti e da altri solfuri di metalli pesanti da raffinazione elettrolitica, esso si presenta in uno stato di cristallizzazione.

Il selenio metallico ha carattere di semiconduttore e gode della proprietà di aumentare di oltre 100 volte la sua conducibilità elettrica quando viene colpito dalla luce, tanto che viene impiegato nella costruzione dei semiconduttori per le proprietà della conduttività asimmetrica che esso presenta.

Il selenio amorfo è lo stato di aggregazione in cui una sostanza non viene ad essere costituita da un raggruppamento periodico e ordinato di atomi, ioni o molecole, come, invece, avviene nei cristalli.

L’amorfizzazione è il trattamento volto a rendere amorfo un materiale normalmente presente allo stato cristallino.

Una tecnica di amorfizzazione è quella di fondere con una luce laser uno strato di pochi micron, poi con una rapida solidificazione per contatto con lo stesso corpo metallico, non si da tempo al reticolo cristallino di formarsi.

Il selenio amorfo è un buon isolante e viene usato come materiale fotoconduttore per le sue eccellenti proprietà di rilevazione dei raggi X e per la sua elevatissima rilevazione spaziale intrinseca.

Quando viene applicata una tensione di polarizzazione ai capi del detettore le proprietà di fotoconduzione del selenio amorfo fanno si che la radiazione incidente, generi direttamente cariche elettriche nello stato di selenio.

Durante l’assorbimento dei raggi X da parte del rivelatore, le cariche elettriche, muovendosi lungo le linee di campo elettrico, vengono rilevate direttamente dagli elettrodi della matrice, e quindi convertite in segnale digitale.

sabato 2 dicembre 2006

II.2.2 Sistema DR



I vantaggi di un sistema DR possono essere:
- per il paziente:
1) riduzione della dose;
2) riduzione del tempo d’esame;
3) minor ripetizioni e richiami;
4) il tecnico non si allontana mai dalla sala e, quindi, controlla sempre il paziente;
- per il medico:
1) invio automatico delle immagini verso sistemi DICOM;
2) refertazione più rapida.

Con tale sistema si ha un aumento della produttività, in quanto non esistono più cassette e chimici; si ha l’elaborazione automatica delle immagini e l’integrazione con sistemi RIS/PACS. Vi è riduzione dei costi interni perché diminuisce il tempo di esame, il numero di ripetizioni, è possibile la riduzione del numero dei films e migliora il flusso di lavoro.

Gli svantaggi sono una minore risoluzione spaziale e l’impossibilità di eseguire esami a pazienti in carrozzina.

I sistemi digitali diretti si dividono in:
1) a scansione lineare;
2) ad ampia superficie attiva o passiva.

Il sistema digitale a scansione lineare è costituito da un singolo rivelatore, in genere germanato di bismuto, che converte l’energia dei raggi X in energia luminosa.

Al rivelatore è associato un fotodiodo che converte la luce in segnale elettrico.

L’insieme rivelatore-fotodiodo è accoppiato a un fascio di raggi x “a pennello” che esegue una scansione bidimensionale della ragione anatomica da studiare in tempi di pochi secondi.

La risoluzione spaziale di questo sistema è condizionata dalle dimensioni del rivelatore, che può raggiungere 0.25 mm 2.

Il sistema diventa più efficiente se si utilizza un fascio di raggi X “a ventaglio” e una serie di rivelatori accoppiati al fotodiodo.
Il numero di rivelatori può essere di alcune migliaia. In tal caso si ha una risoluzione spaziale buona.

Questo sistema è utilizzato nello scanogramma T.C. e, con apposite varianti, in radiologia toracica.

I sistemi attivi ad ampia superficie sono costituiti da una telecamera ad alta risoluzione e da un intensificatore elettronico di luminosità.

Sono utili per lo studio di organi in movimento perché le immagini vengono fornite “in tempo reale”.

Nei sistemi passivi ad ampia superficie il rivelatore può essere elettrostatico o fotoemitttente.

Nel primo caso, una lastra di selenio viene esposta ai raggi X.
L’immagine che si viene a formare su di essi viene sottoposta a scansione da parte di microelettrometri contigui.

Vengono così a crearsi segnali che possono essere digitalizzati.
I sistemi a rivelatori fotoemittenti sono costituiti da una griglia fissa 35 x 43 cm, costituita da milioni di transistor a strato sottile.

Ogni transistor è ricoperto da selenio amorfo.

Quando la piastra viene esposta ai raggi x, il selenio amorfo si caricherà elettricamente.

La carica elettrica verrà trasmessa e accumulata in ogni transistor.
Il calcolatore, quindi, permetterà la visualizzazione dell’immagine sul monitor.

Con queste piastre aumenta l’efficienza di rivelazione, la risoluzione spaziale e diminuisce il rumore.

Eseguendo l’esame della colonna cervicale con il sistema DR, i dati esposimetrici sono: 73Kv e 0.8mAs con notevole riduzione della dose rispetto al sistema precedente.

giovedì 30 novembre 2006

II.2.1 Sistema CR


Il sistema CR è una tecnologia che presenta i seguenti vantaggi:
- è facilmente integrabile, perchè i cambiamenti rispetto al sistema analogico sono minimi;
- non sono necessari cambiamenti alle diagnostiche;
- può servire più diagnostiche;
- è utilizzabile per tutte le applicazioni radiologiche;
- ha maggiore latitudine di posa;
- è possibile l’imaging processing, che migliora la qualità dell’immagine;
- è possibile riprodurre molteplici stampe originali;
- è possibile l’accesso remoto alle immagini;
- è un primo passo verso la radiologia digitale e il PACS (archiviazione e gestione immagini).


Gli imaging plate sono costituti da:
- copertura che fa da strato protettivo;
- fosfori;
- supporto;
- cellulosa;
- piombo;
- alluminio con struttura a nido d’ape.


Il fosforo utilizzato è prevalentemente fluorobromuro di bario all’europio, che sfrutta il fenomeno della fluorescenza.


I plate vengono esposti alle radiazioni X e si crea ,così, l’immagine latente.


Tale immagine viene, poi, introdotta, attraverso la cassetta, nel CR.


All’interno del sistema la cassetta viene prelevata ed esposta al laser.


Il laser induce il fenomeno della luminescenza.


Avviene, poi, la detezione della luce, la conversione analogica/digitale, l’eventuale rielaborazione delle immagini, la cancellazione del plate, che sarà così pronto per un nuovo utilizzo, e il ritorno del plate nella stessa cassetta.


Durante questo processo niente tocca lo schermo e non si ha nessuna usura da trasporto.


Con il sistema CR, una colonna cervicale viene eseguita con i seguenti dati esposimetrici: 70Kv e 32mAs.

martedì 28 novembre 2006

II.2 Sistema digitale



Un sistema digitale ha due caratteristiche: la variabile rappresentata deve essere digitale e le dimensioni delle unità elementari devono essere finite.

Un’immagine digitale non può diventare analogica, dato che questa ultima ha maggior risoluzione spaziale e i dati mancanti alla prima non possono essere aggiunti.

Un altro svantaggio del processo di digitalizzazione, oltre all’inferiore risoluzione spaziale, è la necessità di disporre di computer con notevoli capacità di memoria.

I vantaggi di tale sistema sono: la possibilità di elaborare le immagini e di digitalizzarle e, quindi, archiviarle.

Nel sistema digitale le immagini sono costituite da una matrice di numeri corrispondenti alle varie densità radiografiche.

La matrice è costituita da pixel, che l’elemento unitario dell’immagine.

La risoluzione spaziale di un’immagine digitale è inversamente proporzionale alla dimensione del pixel.

Più piccolo è il pixel, maggiore sarà la risoluzione spaziale.

I sistemi digitali sono costituiti da:
- un tubo a raggi X;
- un sistema di rivelazione;
- un sistema di registrazione;
- un computer;
- un sistema di visualizzazione;
- un sistema di archiviazione.

L’ apparecchiatura digitale può essere costituita da cassette mobili o imaging plate (Computer Radiography o sistema CR) o da una griglia fissa (Direct radiography o sistema DR).

lunedì 27 novembre 2006

II.1 Sistema analogico



Un sistema analogico per la rivelazione delle immagini deve soddisfare due condizioni: la variabile rappresentata nell’immagine deve essere analogica e le dimensioni delle sue unità elementari devono essere infinite (immagine continua).


Un’immagine è analogica perché, nell’intervallo tra la trasparenza assoluta e l’opacità assoluta può assumere qualunque valore numerico.


Il diametro dei granuli di bromuro di argento è di 0.002 mm ed è infinitesimo in riferimento al potere di risoluzione dell’occhio che è di 0.1 mm.


Un’immagine analogica può essere trasformata in un immagine digitale.


Con la digitalizzazione dell’immagine, tramite scanner, si perde in risoluzione spaziale, ma si può elaborare l’immagine ed effettuare la sua archiviazione in maniera digitale.


Tale sistema è caratterizzato dall’utilizzo di cassette con pellicole analogiche.


All’interno della cassetta ci sono delle pellicole radiografiche contenenti granuli di bromuro di argento dispersi in gelatina animale (emulsione).


L’emulsione è ricoperta da uno strato protettivo, stesa su uno strato di cellulosa o poliestere e si trova su entrambe le facce della pellicola.


Per effetto dei raggi X il bromuro di argento si decompone e libera argento metallico puro, opaco alla luce.


Si crea così l’immagine latente che per diventare visibile dovrà essere sottoposta al processo di sviluppo.


Allo sviluppo fa seguito il fissaggio per eliminare il bromuro di argento che non ha interagito con i fotoni X , il lavaggio e l’essicamento.


Il fenomeno così descritto è a scarso rendimento.


Ecco perché la pellicola viene compressa tra due schemi di rinforzo fluorescenti, che cattureranno i fotoni e li convertiranno in fotoni luminosi a elevato rendimento.


In tal modo, la quantità di fotoni X che servirà per annerirete la pellicola potrà essere ridotta da 10 a 100 volte.


Gli schemi di rinforzo sono costituiti da: uno strato di supporto, uno strato riflettente che ha la funzione di recuperare i fotoni che altrimenti passerebbero attraverso il supporto, uno strato fluorescente ed uno strato protettivo.


Gli schermi di rinforzo attuali utilizzano come fosfori elementi delle cosiddette “terre rare”, tra cui l’ossisolfuro di gadolinio.


Gli schermi alle terre rare, a parità di definizione, hanno un rendimento 6-8 volte superiore a quelli al tungstato di calcio, usati in passato.


La cassetta ha funzione di protezione dalla luce.


Associata alla cassetta vi è una griglia, che è indispensabile nella tecnica a raggi duri.


Oggi si utilizzano i Potter-Bucky (griglie mobili), perfettamente bilanciati con il tubo radiogeno.

domenica 26 novembre 2006

CAPITOLO II - IL TELERADIOGRAFO

Il teleradiografo è un’apparecchiatura utilizzata per eseguire radiogrammi con elevata distanza fuoco-film (circa 2m).

Può essere utilizzato per lo studio della colonna in toto, ma in genere viene usato per la radiografia del torace.

E’ generalmente asservito a un tubo su stativo a pavimento o pensile.

Con la teleradiografia il fenomeno dell’ingrandimento sulle immagini radiografiche diventa trascurabile.

La distanza fuoco-film elevata ha importanti effetti anche sulla sfumatura geometrica che viene notevolmente ridotta.

Il teleradiografo per la rilevazione dell’immagine può utilizzare sistemi analogici o digitali.

giovedì 23 novembre 2006

IL MEDIASTINO

Il mediastino compare sul radiogramma standard del torace come ombra mediana o ombra cardio-vascolo-mediastinica, comprendente gli ili.

E’ delimitato lateralmente dalle pleure, superiormente dal collo e inferiormente dal diaframma.

Il mediastino, secondo la classificazione di Shields, è diviso in anteriore, medio e posteriore.

Al mediastino anteriore appartengono: timo, tessuto connettivo di sostegno, vasi mammari interni; al medio: cuore e grossi vasi (vene cava e anonime, arco aortico e suoi rami) nervi frenici e vaghi (parte superiore) trachea ed ili polmonari, connettivo di sostegno; al posteriore: esofago, dotto toracico, vene azygos ed emiazygos, nervi vaghi (parte inferiore), linfonodi e connettivo areolare.

Nella radiografia standard in postero-anteriore all’immagine mediastinica si sovrappongono anteriormente lo sterno e posteriormente la colonna dorsale.

La forma del mediastino dipende dalle caratteristiche somatiche del paziente e dal momento respiratorio in cui viene eseguito il radiogramma (inspirazione-espirazione); in genere, in un longitipo è allungato e stretto con un cuore “a goccia”, mentre in un brachitipo è largo ed il cuore è orizzontalizzato.

L’ilo del polmone è formato da vasi venosi e arteriosi, dalle ramificazioni dei bronchi, da strutture nervose, linfatiche e connettivali.

Nella formazione dell’ombra ilare, in condizioni di normalità, contribuiscono quasi esclusivamente i grossi bronchi e soprattutto i vasi, in particolare le arterie polmonari.L’ilo di destra è in posizione più caudale rispetto a quello di sinistra.

martedì 21 novembre 2006

IL POLMONE - PARTE II

Ciascun polmone è avvolto dalla propria membrana sierosa: la pleura, che con i suoi foglietti, parietale e viscerale, vi circoscrive attorno la cavità pleurale.
Il foglietto parietale in alcuni punti si addentra nel parenchima per formare le scissure (grande, presente in entrambi i polmoni, e piccola, presente solo in quello di destra).
Tra le due pleure c’è il cavo pleurico, che è uno spazio virtuale contenente liquido che serve per il loro scorrimento durante gli atti respiratori.
In un radiogramma del polmone, normalmente, la pleura non si riconosce, ad eccezione di quella della piccola scissura in postero-anteriore e delle grandi scissure in latero-laterale.

Nel bambino si vede la pleura parietale a livello della parete toracica laterale.

I lobi anomali dovuti a scissure sovranumerarie sono: quello della vena azygos, il medio di sinistra, il paracardiaco destro e l’apico-dorsale del lobo inferiore riconoscibile in proiezione latero-laterale.

L’aspetto radiologico normale del torace, che è un esame di volume, è costituito da una tonalità di grigio di fondo dovuta al sangue contenuto nel fittissimo intreccio di capillari.

Questo aspetto di base costituisce quella che correntemente è chiamata diafania polmonare. La radiotrasparenza dei polmoni è dovuta alla componente aerea presente in essi.

La radiotrasparenza aumenta con l’inspirazione e diminuisce con l’espirio; inoltre, è minore agli apici e verso gli ili polmonari per aumentare verso i campi medi e le basi.

La trama polmonare è quella struttura opaca che dall’ilo alla periferia si riduce gradualmente fino a scomparire; è data essenzialmente dalle ramificazioni dell’arteria polmonare.

lunedì 20 novembre 2006

IL POLMONE - PARTE I

I polmoni, destro e sinistro, sono accolti nella cavità toracica, occupandone ciascuno la corrispondente parte laterale.

Sono separati tra loro dal mediastino.

La struttura interna del polmone consta di due parti, la parte intrapolmonare dell’albero bronchiale (diramazioni bronchiali) ed il parenchima polmonare; quest’ultimo è formato dai lobuli polmonari in cui si trovano gli alveoli, dove avvengono gli scambi gassosi.

Il polmone di destra è diviso in tre lobi: superiore, medio ed inferiore; quello di sinistra in lobo superiore, inferiore e lingula.

Nel radiogramma eseguito in postero-anteriore, i lobi, che sono separati prevalentemente secondo piani obliqui, si sovrappongono, mentre in quello latero-laterale è più semplice la loro distinzione.

Convenzionalmente il polmone può essere suddiviso: 1) apice: la zona sopra la clavicola; 2) campo polmonare superiore: zona compresa tra la clavicola e la parte anteriore della terza costa; 3) campo polmonare medio: zona compresa tra la parte anteriore della terza costa e quella anteriore della quinta costa; 4) campo polmonare inferiore: zona compresa tra la parte anteriore della quinta costa e l’emidiaframma.

domenica 19 novembre 2006

IL DIAFRAMMA

Il diaframma è una struttura muscolare, che separa il torace dall’addome.

L’emidiaframma di destra è più alto e meno mobile del sinistro per la presenza del fegato sotto di esso.

Inferiormente all’emidiaframma di sinistra possono riconoscersi delle radiotrasparenze dovute alla bolla gastrica e alla flessura splenica del colon.

venerdì 17 novembre 2006

PARTI MOLLI

Le parti molli che sono comprese sul radiogramma standard del torace sono:

a) muscoli: lo sternocleidomastoideo che determina una velatura in regione apico-mediale, il muscolo grande pettorale che vela la parte laterale del campo medio dei polmoni e che è più evidente in pazienti robusti e il muscolo grande dorsale;

b) mammelle e capezzoli, che soprattutto nelle donne possono simulare opacità rotondeggianti;

c) ombre satelliti: sono tenui opacità determinate dalla cute, che danno doppi contorni sul profilo superiore della clavicola, dalla pleura e sul margine inferiore delle prime coste.
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