lunedì 18 dicembre 2006

DISCUSSIONE E CONCLUSIONI

Con la sottrazione di energia due imaging plate vengono esposti a differenti livelli energetici di raggi X e, in tal modo, si ottengono due immagini, una bassa energia e una ad alta energia, che subiscono una sottrazione allo scopo di cancellare la parte di immagine che ha una specifica caratteristica di assorbimento.

Si ottengono, così, due immagini, una dei tessuti molli e una dei tessuti scheletrici, a cui vengono cancellate rispettivamente la parti ossee e quelle molli.

Il processo di sottrazione di energia può avvenire con singola oppure con doppia esposizione.

Nella doppia esposizione, si ottengono due immagini con una sola preparazione e due emissioni di raggi X a diversi livelli di energia (110-150 kv e 60-80 Kv) e a distanza di 200 millisecondi.

Con la doppia energia, il grosso svantaggio è che al secondo imaging plate arriva una così bassa dose che l’immagine risulta granulosa.

Un apposito algoritmo di calcolo consente la completa cancellazione del tessuto osseo e di quello molle e riduce il rumore.

Questa prima soluzione ha lo svantaggio di aumentare leggermente la dose al paziente. Il problema principale di questa tecnica, nonostante l’utilizzo di appositi software per ridurlo, è l’artefatto dovuto al movimento del cuore.

Per ovviare al problema dovuto al movimento degli organi cardiaci è stata inventata la tecnica a singola esposizione.

Con questa tecnica la sottrazione di energia si ottiene con una sola esposizione e l’interposizione di un filtro di rame tra due imaging plate.

Con questa metodica i raggi X raggiungono il primo plate e lo impressionano, passano attraverso il filtro di rame che determina la scissione energetica e, quindi, arrivano al secondo plate con bassa energia.

Con entrambe le metodiche, oltre alle immagini sottratte, è disponibile anche l’immagine standard.

Inoltre, per migliorare il rumore, gli imaging plate hanno due superfici sensibili (dual side reading).

La parte superiore è sensibile alle alte frequenze spaziali, mentre l’inferiore a quelle basse.
I dati rilevati dai due lati dell’imaging plate vengono sommati.

Con tali plate migliora il rapporto segnale/rumore e quindi la qualità delle immagini.
In definitiva, possiamo dire che la radiografia del torace eseguita con tecnica a sottrazione di energia può essere un aiuto nella refertazione dell’esame.

Questa metodica, infatti, grazie alla sottrazione di energia, fornisce a chi deve refertare, oltre all’immagine standard, anche quelle ossea e dei tessuti molli.

Con il solo radiogramma standard un’opacità che viene a proiettarsi su una costa può dare problemi di interpretazione; per evitare un approfondimento diagnostico mediante l’utilizzo di altre metodiche più sofisticate e costose è possibile ricorrere a tale metodica che, grazie alla sottrazione di energia, fornisce immagini dissociate dei tessuti molli e dei segmenti scheletrici.

Per quanto riguarda i noduli polmonari, si può dire che il radiogramma del torace con sottrazione di energia permette una migliore visualizzazione soprattutto quando questi sono di piccole dimensione, non facilmente apprezzabili o a basso contrasto.

Le immagini a sottrazione di energia sono, infine, utili nel riconoscere tutta una serie di altre patologie (masse mediastiniche e ilari, il restringimento tracheale, le malattia vascolari, le anomalie della pleura e della gabbia toracica) e nel localizzare stents e cateteri.

La metodica, in alcuni casi, potrebbe essere utilizzata per tenere sotto controllo i noduli fibrotici, evitando ripetute tomografie computerizzate e, quindi, risparmiando dose al paziente.

In relazione alla nostra esperienza possiamo, quindi, concludere affermando che:
- nei noduli macroscopici la sottrazione di energia non dà informazioni aggiuntive;
- nei noduli più piccoli e a basso contrasto, l’immagine dei tessuti molli è di grande aiuto per il radiologo perché li visualizza meglio e, quindi, risolve i dubbi;
- nelle opacità nascoste da strutture scheletriche (coste, clavicole) le due immagini sottratte permettono al radiologo di comprendere se si tratta di calcificazioni o noduli.

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